"A Newcastle, promotori immobiliari USA privi di scrupoli s'oppongono ad una coppia di amanti innocenti: STORMY MONDAY è quello che si definisce un giallo d'atmosfera. Meglio ancora: un film spaccato in due, in nome di quella distinzione fra contenuto e forma che avrà fatto i suoi anni, ma resta pur sempre un sistema praticissimo per spiegare le cose.Contenuto: piuttosto confuso. Sting (che a Newcastle ci è proprio nato, tanto da commuoversi nelle interviste su "quella fermata d'autobus" rappresentata nel film, senza la quale "sarei ancora fermo sul posto") è proprietario di un club di jazz: e gli americani - per una ragione assolutamente incomprensibile all'inizio del film, e non molto più chiara alla fine - vogliono impossessarsene ad ogni costo.
Forma: brillantissima, tanto da far pensare che interessasse così tanto l'autore, da indurlo a disinteressarsi di come andassero le cose in fase di sceneggiatura.
Conclusione (dei più feroci, diciamo i Cahiers du Cinéma per fare un esempio): fallimento della critica alla colonizzazione "soft" degli americani ai danni dell'Inghilterra tatcheriana, compiacimento manierista di una fotografia alla Weegee o alla Hopper, uso sistematico di una passione per il jazz ed il rock, e soprattutto imbarazzo per un cineasta che attacca l'America pur non privandosi di succhiarle tutto ciò che può in fatto di miti cinematografici e musicali.
Esatto, se in fatto di fascinazione cinematografica due più due fossero sempre eguali a quattro. Ma diciamo anche che STORMY MONDAY è, sissignori, un'opera prima: e quindi notevolmente padroneggiata. Che, se è vero che la storia è confusa e che l'illustrazione pecca di qualche compiacimento di troppo, la sensibilità di Figgis traspare a fior di pelle. Quel modo di coniugare i ritmi, ad esempio: incalzanti, come di dovere, quando si tratta di rendere il thriller. Ma deliziosamente frenati, quasi che il tempo si fosse fermato, quando gli individui (siano essi gli amanti, in un lungo e tenero prologo, o gli avversari, nelle lunghe pause che precedono la violenza) devono imparare a conoscersi.
Sotto le apparenze della facilità high tech lo stile di questo nuovo cineasta inglese nasconde più di una freccia. Una voglia d'intimismo, che non è mai sentimentalismo, ma desiderio di comprendere, quasi epidermicamente, i suoi attori. E una forza di marcare i suoi sfondi, le sue scenografie, la sua colonna sonora (come quegli squarci del porto, quei verdi e blu dei neon, quei cambiamenti di stile musicale) che non è soltanto calligrafismo: ma volontà di scolpire le linee dell'ambiente nella storia.
Pudico nei confronti dei suoi personaggi, sfrontato con l'ambiente che stenta a contenerli, STORMY MONDAY contiene più di un elemento di seduzione: e di Mike Figgis, vogliamo scommettere, sentiremo ancora parlare."