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STORMY MONDAY
(STORMY MONDAY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 gennaio 1989
 
di Mike Figgis, con Sean Bean, Melanie Griffith, Sting, Tommy Lee Jones (Gran Bretagna, 1986)
 
"A Newcastle, promotori immobiliari USA privi di scrupoli s'oppongono ad una coppia di amanti innocenti: STORMY MONDAY è quello che si definisce un giallo d'atmosfera. Meglio ancora: un film spaccato in due, in nome di quella distinzione fra contenuto e forma che avrà fatto i suoi anni, ma resta pur sempre un sistema praticissimo per spiegare le cose.

Contenuto: piuttosto confuso. Sting (che a Newcastle ci è proprio nato, tanto da commuoversi nelle interviste su "quella fermata d'autobus" rappresentata nel film, senza la quale "sarei ancora fermo sul posto") è proprietario di un club di jazz: e gli americani - per una ragione assolutamente incomprensibile all'inizio del film, e non molto più chiara alla fine - vogliono impossessarsene ad ogni costo.

Forma: brillantissima, tanto da far pensare che interessasse così tanto l'autore, da indurlo a disinteressarsi di come andassero le cose in fase di sceneggiatura.

Conclusione (dei più feroci, diciamo i Cahiers du Cinéma per fare un esempio): fallimento della critica alla colonizzazione "soft" degli americani ai danni dell'Inghilterra tatcheriana, compiacimento manierista di una fotografia alla Weegee o alla Hopper, uso sistematico di una passione per il jazz ed il rock, e soprattutto imbarazzo per un cineasta che attacca l'America pur non privandosi di succhiarle tutto ciò che può in fatto di miti cinematografici e musicali.

Esatto, se in fatto di fascinazione cinematografica due più due fossero sempre eguali a quattro. Ma diciamo anche che STORMY MONDAY è, sissignori, un'opera prima: e quindi notevolmente padroneggiata. Che, se è vero che la storia è confusa e che l'illustrazione pecca di qualche compiacimento di troppo, la sensibilità di Figgis traspare a fior di pelle. Quel modo di coniugare i ritmi, ad esempio: incalzanti, come di dovere, quando si tratta di rendere il thriller. Ma deliziosamente frenati, quasi che il tempo si fosse fermato, quando gli individui (siano essi gli amanti, in un lungo e tenero prologo, o gli avversari, nelle lunghe pause che precedono la violenza) devono imparare a conoscersi.

Sotto le apparenze della facilità high tech lo stile di questo nuovo cineasta inglese nasconde più di una freccia. Una voglia d'intimismo, che non è mai sentimentalismo, ma desiderio di comprendere, quasi epidermicamente, i suoi attori. E una forza di marcare i suoi sfondi, le sue scenografie, la sua colonna sonora (come quegli squarci del porto, quei verdi e blu dei neon, quei cambiamenti di stile musicale) che non è soltanto calligrafismo: ma volontà di scolpire le linee dell'ambiente nella storia.

Pudico nei confronti dei suoi personaggi, sfrontato con l'ambiente che stenta a contenerli, STORMY MONDAY contiene più di un elemento di seduzione: e di Mike Figgis, vogliamo scommettere, sentiremo ancora parlare."


   Il film in Internet (Google)

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